CHIACCHIERATA-INTERVISTA a Ninnj Di Stefano Busà

Pubblicato il da VolaPoesia

CHIACCHIERATA con Ninnj Di Stefano Busà

 

Gentilissima professoressa,

prima di tutto Le sono molto grata per aver stilato la prefazione della mia seconda silloge "Come foglie in autunno". Come Lei sa, io sono una ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche, precisamente, una biologa marina, con la passione, fortissima, della poesia. Mi ritengo a cavallo di due mondi molto diversi fra loro, almeno apparentemente; pertanto, colgo con piacere l'occasione di avere un dialogo diretto con un personaggio di spicco della cultura contemporanea, una rappresentante eminente del lirismo di oggi. Le domande che Le rivolgerò non sono da "addetti ai lavori" ma piuttosto quelle che molti autori, di estrazione simile alla mia, probabilmente Le porrebbero. Iniziamo col parlare un po' di Lei.

 

D) Leggendo alcune sue opere ho avuto l'impressione che Lei abbia seguito sempre la parola alta dei grandi maestri della Poesia, più precisamente, il linguaggio novecentesco della grande produzione lirica. Mi è parso che non si sia lasciata fuorviare da mode o stili occasionali, né tentare da sperimentalismi. Quale di questi grandi maestri ha sentito a Lei più vicino? Con quale si è identificata, ammesso che ciò sia accaduto? Ritiene che questo processo di identificazione sia "fisiologico", almeno inizialmente fino a quando non si trova il proprio modo personale di esprimersi, quello che poi caratterizzerà l'autore?

R) ho letto i poeti francesi, inglesi, americani, tra gli italiani ho prediletto i contemporanei: Luzi, Bigongiari, Spaziani, Zanzotto, Merini, Bertolucci. Ho centellinato Montale, Ungaretti, Quasimodo. Molti mi sono entrati nell’anima, ma non ho mai seguito tracce o ascendenze particolari, ho avuto come modello me stessa in piena libertà di espressione, anche se molti miei critici autorevoli mi hanno avvicinata a Montale. E una grossa responsabilità, un peso notevole essere “testimonial” del Grande Maestro, può essere che ci avvicini “il mal di vivere”. La comparazione al premio Nobel non può che crearmi imbarazzo, data la mia pochezza.

 

D) Perché diversi suoi critici estimatori l’hanno avvicinata a Montale? Lei si sente effettivamente vicina a questo grande della Poesia italiana?

 

R) Non saprei davvero cosa rispondere, mi sento affine alla linea del Montale, sua diretta seguace, ma da qui ad essere avvicinata a lui ne corre davvero molto

 

D) Il suo mi sembra un linguaggio moderno che tuttavia non trascura le regole del classicismo, indispensabili alla Poesia. A quale corrente letteraria ritiene più vicino il suo stile?

R) ai contemporanei, e se posso aggiungere, ho introdotto qualcosa di diverso pur nella moodernità del linguaggio che è divenuta la mia sigla personale

 

D) Mi tolga una curiosità: qual è il suo parere sulla diatriba “poesia in metrica o poesia in versi liberi”?

R) La metrica ormai è in disuso, quasi del tutto obsoleta come la rima. La poesia moderna si avvale di un linguaggio moderno, una libertà di espressione che la dice lunga sulla vera caratteristica e sul distacco quasi assoluti dall’ermetismo e dagli “ismi”della prima e seconda metà del Novecento. Quando si fa riferimento alla metrica si vuole indicare un procedimento di strutturazione del linguaggio riveduto e corretto da formule di scrittura non criptiche, non farneticanti, modulate alla sintassi, alla grammatica, senza stereotipi di arbitraria strumentalizzazione che non fanno bene alla Poesia.

D) Chi è per Ninnj Di Stefano Busà il poeta?

R) questa domanda me la rivolgono in tanti. Poeta è un privilegiato, poeta è chi sa mettere a disposizione della Poesia strumenti altamente validi, utilizzando un linguaggio in forma d’arte che è il Bello, l’armonia  e la forma uniti insieme in un risultato, se non perfetto, almeno “perfettibile”. Poeta è chi sa usare la parola, attraverso un artificio interpretativo che viene dal profondo, prediligendo quel che sta intorno e vicino al sentimento, magari portandosi più vicino possibile all’altro da sé mancante, all’anello della catena che non tiene, alla misura d’immenso.

 

D) Nel tempo in cui viviamo, dominato da caos, incertezze, disincanto, da un'apparente caduta dei valori alla base anche della semplice civile convivenza, come ritiene si collochi il poeta e la Poesia? Può la Poesia essere ancora stupore e meraviglia? O è decisamente anacronistica?

Oppure: ritiene che la Poesia possa assumere altre valenze; ad esempio, possa essere, oggi più che ieri, un'efficace forma di denuncia che per prima parla alle coscienze? Nel farLe questa domanda, penso a celeberrime opere di Ungaretti, Neruda, Quasimodo, solo per citarne alcuni. Del resto, anche la Divina Commedia, il poema per eccellenza, può essere vista come una forma di denuncia.

Nel mondo della globalizzazione, la Poesia può facilitare, secondo Lei, l'integrazione tra genti di etnie e religioni diverse?

 

R) la Poesia deve sempre essere stupore e meraviglia. Oggi, in questo assurdo tempo di solitudine, di esilio di valori, di significati che non collimano più con la morale, amare la poesia può voler dire andare controcorrente, ma essa è la sola ad avere valenze salvifiche, perché ci fa immaginare un mondo migliore, un modus vivendi di associazionismo, di convivenze universali, che proprio in un periodo di globalizzazione si rende necessario per ottimizzare le armonie, le sinergie che sono indispensabili all’integrazione tra i popoli per un mondo migliore.

 

D) In un articolo apparso su IO DONNA del 29 ottobre scorso dal titolo "Un sonetto (forse) ci salverà", Giulia Calligaro dice della poesia: "......anche quando la copri con il frastuono lei resiste. E indica il futuro". Cosa pensa Ninnj Di Stefano Busà di questa affermazione che potrebbe sembrare assurda?

 

R) il sonetto non salverà il mondo...ma il mondo dovrà salvare la Poesia se vorrà salvare se stesso. Il futuro dell’esistente sta tutto racchiuso nel mistero che circonda la poesia, che è suggestione, emozione, bellezza, politica, religione, anima, anima, anima tanta anima da inondare il pianeta, mettendo al bando solitudine, morte e distruzione, odio e conflitti. La Poesia può, la poesia è altro perfino da se stessa, è quella parte sommersa meno appariscente dell’umanità che c’è dentro di noi e che dobbiamo cementare con l’amore.

 

D) Da quando ho la mia pagina di FB, realizzata in occasione della pubblicazione della mia prima silloge, mi sono resa conto che moltissime persone scrivono poesie, anche fra i giovanissimi, contrariamente a quanto pensavo. I social network sono pieni di cenacoli e gruppi letterari dove gli iscritti postano le loro opere, chiedono pareri, ecc. Il web pullula di siti personali di poeti, di blog di poesia, di riviste letterarie on-line. Cosa pensa una poetessa, nota ed affermata come Lei, di questo fenomeno. Può essere interpretato come lo "svilimento" della Poesia o può, invece, favorirne la diffusione e attirare l'attenzione anche dei più scettici?

 

R) quello che mi dice avvalora ancora una volta che c’è un gran bisogno di dialogo, necessità di ascolto, di socialità, di convivenza pacifica. Ogni dialogo parte inequivocabilmente dal fattore umano di ascolto, di attenzione, di riguardo verso l’altrui.

 

D) Infine, una domanda un po' cattivella! E' vero che ogni disciplina ha il suo lessico. Tuttavia, non ritiene che se i critici letterari si sforzassero di usare, almeno in certi ambienti, termini più semplici, come faccio io quando parlo delle mie discipline nelle scuole, molta più gente si avvicinerebbe a questa splendida forma d'arte?

 

R) In poesia si è quel che si è, non si può essere semplici, usare termini usuali, si cerca l’altezza del linguaggio proprio per volare alto, non per niente il grande Luzi disse: “Vola alta Poesia, cresci in profondità/ tocca Nadir e zenith della tua significazione.../” La poesia è “ala” che si libra all’immenso, bellezza che non deve essere intrappolata, ma captare il cielo sopra di noi e saperlo trasmettere a quelli che ne sono privi o incapaci di vedere “oltre”. Questo è il dono e si deve accettare per quel che è, per quello che ogni poeta sa dare, senza artificio, senza limitazioni, senza inganni, soprattutto senza compiacimento di sé.

 

 

 

 

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